Cannoli Siciliani

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Pirandello diceva: ” Io sono nato in Sicilia e lì uomo nasce isola nell’isola e rimane tale fino alla  morte, anche vivendo lontano dall’aspra terra natia circondata dal mare immenso e geloso”

Il primo morso di Sicilia ha il sapore dell’arancino, o, arancina; per, poi, aprirsi in una marea di colori, sapori, odori e di grandi mangiate di dolci che sono così vive tanto da cercare sempre quelle sensazioni. Come diceva Pirandello vivi la vita come uomo-isola ed è vero, è tangibile ogni volta che ti volti per ammirare un paesaggio e il mare ti sovrasta e ti imprigiona. Ho girato molte isole ma ciò che vive in Sicilia mi affascina e mi rapisce ogni singola volta sicuramente complice il fatto che è terra d’origine di una della mie amiche del cuore. L’abbiamo girata in lungo e in largo e ancora sento di saperne poco ma, quel che so, è che porto ancora con me la fragranza, il pistacchio, la ricotta, la freschezza della vera granita e, credo, non lo dimenticherò mai. I viaggi così, enogastronomici, ti si annidano dentro le viscere e non ti lasciano più, neanche a distanza d’anni. Preparando i cannoli riesco a percepire, a distanza d’anni, il primo morso al vero cannolo siciliano. Quello spezzattarsi della crosta in mille piccoli pezzettini e lo sporcarsi ovunque, non sono brava a mangiare, fino a lasciare il posto ad una piccola magia. Allora, con la dolcezza nel cuore comincio, quasi automaticamente, a mettere la ricotta a scolare. Sistemo tutti gli sfarinati insieme e in una ciotola e piano piano aggiungo: le uova (lasciando da parte l’albume di una che ci servirà per chiudere i cannoli), l’olio, lo zucchero, la vaniglia, il sale, il vino e inizio ad impastare. Una volta raggiunta la giusta consistenza lascio riposare 15 minuti. Adesso, mi dedico a quella crema che amo tanto. Cospargo la ricotta con lo zucchero a velo, assaggiando ogni volta per arrivare alla giusta dolcezza, un pizzico di cannella, qualche zerst di limone e una puntina di succo, le gocce di cioccolato e: magia fu! Stendo la pasta più sottile possibile e la coppo. Stendo di nuovo i dischi e li avvolgo nelle canne di bambù ( si, anticamente così venivano fatti) e una volta chiusi al centro con un goccio di albume inizio a friggere. Aspetto che si raffreddino e inizio a comporre e nel mentre conto i minuti che mi separano dal primo morso. 

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